E’ da poco passata la festa della mamma e su RealTime c’è stata una settimana di programmazione in loro onore…Questo mi ha dato modo di vedere alcuni documentari e fermarmi a riflettere su quello che stavo vedendo e sul mio percorso.
Si apre un mondo quando una persona scopre di avere difficoltà a rimanere incinta con tante strade e decisioni da prendere. Normalmente i percorsi si iniziano singolarmente per poi eventualmente cambiare strada se non fa per se, si fanno nuove conoscenze e a volte si trovano conferme sulle scelte fatte.
Ma in questa settimana mi sono domandata se una volta fatta una scelta era giusto darsi dei limiti oppure no e quanto sarei disposta a soffrire/rimare in sospeso per questa decisione presa? Nello specifico mi ha appassionato un documentario su donne che avevano il problema a portare avanti la gravidanza oltre la 12° settimana, con tutte le sfide e paure che dovevano affrontare una volta che rimanevano incinte. Mi ha colpito soprattutto una donna che ha raggiunto il suo obiettivo alla settima gravidanza, chi per fortuna ci ha messo meno (anche con l’aiuto della medicina) e chi ci ha messo di più e purtroppo non ha visto il risultato con i due rami di chi si è arreso e chi no.
Le protagoniste si dichiaravano fiduciose, coraggiose e disposte a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo e nessuna aveva intenzione di mollare a causa dei fallimenti e delle paure malgrado l’altalena di gioia e dolore che provavano ogni volta.
Ed io mi sono chiesta se fosse giusto perseverare o porsi dei limiti precisi? So che bisognerebbe fare di tutto per realizzare un sogno ma in questo caso quando ci si mette di mezzo l’attesa, la delusione, il terrore, lo star male e tanto altro…. il gioco vale la candela?
Non penso di dare poco peso a questo mio sogno di diventare mamma, ma non vorrei nemmeno ritrovarmi ad un certo punto della mia vita dovermi dire di aver rincorso per troppo tempo un sogno che forse non faceva parte della mia storia con tutto quello che ne consegue. E’ per questo che malgrado continui a sognare, malgrado continuo a percorre quella strada penso anche a pormi una scadenza. Nel mio caso le tempistiche variano dal percorso e dalle tappe ma ci sono comunque… Nel caso decidessi di fare la fecondazione assistita mi darei come termine un anno, dopodiché cambierei strada…Nel caso dell’adozione mi ero imposta come limite massimo quattro anni dalla presentazione della domanda di adozione, sempre che decida di ripresentarla.
Ammiro molto chi sceglie una strada e va avanti come un treno nel realizzarla cercando di convincere chi l’ha scartata a riprenderla in considerazione, come chi non pensa a darsi dei limiti di tempo ma forse dipende anche da una stabilità della vita della coppia e non solo, ma probabilmente anche dall’età.
Come si può complicare un gesto così semplice come mettere al mondo una vita quando si trovano degli ostacoli sulla propria strada, come ci si evolve, come ci si interroga e come si trovano persone che comprendono e persone che ti guardano come se fossi un UFO o uno strano essere, perché penso che infondo nessuno ci pensi a quanto sia meraviglioso e complicato e come potrebbe andare storto.