Abbiamo annunciato ad un familiare sabato sera la nostra decisione di adottare un bambino e abbiamo praticamente monopolizzato la conversazione a tavola cercando di rispondere alle domande che ci venivano fatte.
Per la maggior parte del tempo siamo stati pronti e vigili, “preparati” per quanto ci siamo documentati fin ora sui vari percorsi ma una domanda ci ha lasciato un attimo sbalorditi ed ha creato una mini discussione per poi sfociare in un accordo quasi naturale tra me e mio marito.
La questione era:
- dire a tuo figlio che è stato adottato
- cosa fare se volesse conoscere i genitori naturali
Sulla seconda non abbiamo esitato affermando che comunque alla maggiore età avrebbe potuto accedere ai documenti dell’adozione per cui sarebbe stato lui/lei stessa a decidere cosa fare e se andare alla ricerca di chi l’ha generato. Sicuramente è un vuoto che sentirà per cui se vorrà colmarlo per noi non ci saranno problemi, anzi starà poi meglio e si sentirà più completo.
Sulla questione se dirglielo e quando c’è stata un attimo di burrasca ma non avevamo ancora affrontato la questione, entrambi concordiamo sul dirlo comunque al bambino anche se dovesse per puro caso assomigliare a noi e quindi non dovesse pensare al fatto che non siamo genitori biologici. Cambieranno sicuramente i tempi in cui decideremo di affrontare l’argomento anche a seconda dell’età che avrà quando ci verrà affidato.
E’ chiaro che se il bambino arriverà già grandicello e con già dei ricordi della famiglia naturale non ci sarà molto da dire, anzi le domande probabilmente saranno al contrario (immagino del tipo “perché mi hanno abbandonato”, “perché mi avete scelto” etc), ma non appena nasceranno saremo pronti a rispondere ed a dire la verità. Speriamo in un adolescenza o età adulta per affrontare l’argomento ma sappiamo che se sarà di diversa etnia potrebbe saltare fuori anche prima di quanto vorremmo. Anche perché in questo caso ci sarà da affrontare sicuramente l’inserimento a scuola con tutto quello che ne consegue visto che i bambini di oggi sono molto svegli.
La parola d’ordine comunque che ci daremo sarà trasparenza, coraggio e aiutare in ogni modo possibile il nostro uomo/donna a sentirsi integrato, fiducioso e consapevole senza (possibilmente) vuoti o complessi e se dovesse venire da un’altro paese cercare di tenerlo il più possibile a contatto anche con il suo luogo d’origine riguardo alle tradizioni.