Bene, devo farmi e farvi una confessione, in questi giorni mi sento strana e ho l’umore altalenante.
Probabilmente sto elaborando quello che gli psicologi chiamano lutto della sterilità o la consapevolezza di non poter mai dare a mio marito e ai nonni un fagottino biologico che ci somigli, e sapete questo mi fa sentire male come se fosse un difetto, come se bastasse qualche medicina magica per poter sistemare tutto.
Certo siamo in due ad avere problemi ma credo che i maschi la vivano in modo differente da noi donne, in fondo per loro non cambia molto. Invece noi dobbiamo realizzare che non vedremo mai gonfiarsi la pancia e le caviglie, non sentiremo mai i suoi movimenti, non proveremo il parto e l’allattamento e quel legame che c’è tra mamma e bambino che si crea durante i nove mesi di gravidanza.
Inoltre scrivendo l’articolo del Miracolo a metà mi sono risaliti nel cuore e nell’anima tutti i sentimenti provati in quel momento e ciò che la notizia ha portato con se emotivamente.
Credo di star vivendo una reazione normale per il percorso che stiamo intraprendendo, ma allora perché mi sento così in difetto? Così impotente? Così triste? Mi sento come svuotata e carente di affetto, come se improvvisamente tutto si fosse congelato e vivessi in un mondo a parte, come se fossi invisibile. Eppure mi ripeto che la vita è bella, che forse il nostro disegno di famiglia è più ampio e particolare di altri, ma la vita che fiorisce intorno a me con tante persone incinta nell’ultimo trimestre non fa che aumentare questa sensazione opprimente anziché portare gioia per loro e per quello che stiamo facendo.
Passerà questo senso di colpa? In quanto tempo? Purtroppo non ho le risposte ma spero che sia presto perché è disarmante. Spero che affrontando queste sensazioni, cercando di lavorarle tutto vada via. Ma sorge anche un’altra domanda che quasi annienta i pensieri positivi… e se dopo tutto questo lavorare su noi, sulla coppia, sul desiderare di avere un bambino questo non arrivasse? E si perché il rischio c’è che si attenda per anni un bambino a fine percorso o che tu non sia ritenuto abbinabile ai bambini disponibili per cui tutto si dissolve in una bolla di sapone e rimane l’amarezza e la speranza che si erano create.
Certo faremo del nostro meglio per ampliare le possibilità scegliendo bambini anche grandicelli o con problemi ma nulla dipende più da noi da quando porteremo la domanda in tribunale, tutto sarà deciso dagli assistenti sociali e psicologi che ci devono ritenere idonei e poi da un giudice che fa l’accoppiamento genitori/figli.
L’unica cosa che posso fare è elaborare e sperare, per il meglio….